La gestione della sala parto

Il successo di un allevamento dipende dalla sala parto. Gestirla correttamente garantirà lo svezzamento di suini sani.

Indice: 

  1. Taglio della coda: Pro e Contro
  2. Procedura del taglio dei denti nei suinetti
  3. Castrazione dei suinetti e legislazione UE
  4. I metodi per la somministrazione del ferro ai suinetti
  5. Trattare la Coccidiosi nei suinetti

Avere una sala parto ben gestita significa anche che scrofette e scrofe rimarranno sane e in buone condizioni, diminuendo la necessità di rimonta e anche l’interparto che è un indicatore di produzione fondamentale.

Pensando a una sala parto si deve andare oltre al parto in sé. Inseminazione, sincronizzazione, alimentazione della scrofa, vaccinazioni e biosicurezza hanno tutti un ruolo. Le azioni che si fanno dal momento che la covata è nata sono critiche per il successo finale; quindi, ci focalizzeremo sul taglio della coda, dei denti e sulla gestione di diarrea e deficienza di ferro nei suinetti.

I suinetti neonati sono umidi, fragili e senza difese. Gestire la gabbia da parto correttamente porta a un aumento della sopravvivenza nelle prime ore di vita.

Il taglio della coda si effettua nella prima settimana di vita per prevenire le morsicature. Il taglio della coda è regolato dalle direttive dell’UE (Direttiva 2008/120/EC).

Secondo la legislazione si può effettuare solo in caso di morsicature evidenti e se altre misure non siano state efficienti nel ridurre la morsicatura. Nonostante ciò, il taglio della coda è ancora una pratica comune. Eccetto per alcuni paesi, come la Finlandia, che hanno provato a allevare l’intera popolazione senza il taglio della coda, fino al 99% dei suinetti europei ha la coda tagliata (Valros e Heinonen, 2015).

La ragione del taglio coda è legata al fatto che le morsicature sono un serio problema comportamentale che può danneggiare la salute del suinetto e il profitto dell’azienda. Gli esiti di una morsicatura possono essere infezioni, ascessi danni alla carcassa e penalità alla macellazione. Anche suini senza lesioni gravi possono avere pesi inferiori, alterazioni del comportamento e scarse performance (Sutherland & Tucker, 2011). In molte aziende si preferisce il breve stress del taglio della coda rispetto alle conseguenze.

Non c’è un singolo fattore che provoca la morsicatura; affollamento, problemi di salute, ambiente povero di stimoli…tutto può aumentare questo rischio. In più una volta che il problema inizia si espande velocemente nel gruppo ed è difficilissimo da fermare (De Briyne et al., 2018). Il taglio della coda ovviamente non risolve la causa, ma certamente quando le morsicature iniziano è la sola soluzione.

Il metodo principale per tagliare la coda dei suinetti è la cauterizzazione. Determina un rilascio di cortisolo (l’ormone dello stress) molto basso: quanta coda si dovrebbe tagliare? Le linee guida cambiano nei vari stati, ma normalmente si dovrebbero lasciare almeno 2 cm di coda (Sutherland & Tucker, 2011).

Come ridurre le morsicature senza il taglio coda? Spazio a sufficienza, accesso facile a acqua e cibo, ambiente arricchito sembrano avere effetti positivi. Materiali per grufolare, in particolare la paglia sembrano ridurre il problema fino al 50% (Sutherland & Tucker, 2011).

Non c’è dubbio che i pro e i contro sul taglio code non siano facili da dividere: ogni azienda dovrà decidere col proprio Veterinario. Comunque si deve ricordare che questa è solo una prima soluzione al problema delle morsicature.

Pro

Contro

Riduce le morsicature.

Non risolve la causa primaria.

È una procedura poco costosa

Causa dolore e stress ai suinetti

Il danno del taglio code è inferiore a quello della morsicatura.

Non si conoscono gli effetti a lungo termine.

Previene infezioni, scarti in carcassa e perdite

Fatto in modo improprio può dare origine a infezioni.

È usato dagli allevatori di tutto il mondo.

È regolato dalle norme UE

 

 I suinetti amano la paglia. Ed è utile per distrarli. La paglia però può non essere compatibile coi sistemi di scarico di tutte le aziende.

Tagliare i denti ai suinetti significa avere un clipper, disinfettante e un marcatore. I denti si dovrebbero tagliare prima del 7 giorno di vita, non dopo. La procedura:

  1. Tenere stretto il suinetto col braccio.
  2. Aprire la bocca con l’indice della mano che prende il suinetto e tenere la testa con l’altra mano.
  3. Cominciare coi denti superiori. Tenere il clipper perpendicolare alle gengive e tagliare incisivi e canini, lasciandone 2 terzi intatti.
  4. Procedere coi denti inferiori.
  5. Proseguire con i denti superiori dall’altro lato.
  6. Scorrere con la punta del dito per verificare che non ci siano punte.

Il trucco è evitare di tagliare troppo, ferendo lingua, labbra o gengive. Si dovrebbe evitare di fratturare i denti utilizzando lame molto affilate. Si deve evitare di raggiungere la polpa dentaria, provocando dolore sanguinamento e eventuali infezioni.

Alcuni preferiscono l’uso della lima. La procedura è la stessa ed anche i principi. I ricercatori hanno però stabilito che si possono avere performance inferiori e mortalità (Gallois et al. 2005).

Il razionale è legato al fatto che essendo taglienti, possono danneggiare le mammelle della scrofa o ferire gli altri suinetti della covata. Gallois et al. (2005) non hanno trovato differenze significative tra gruppi di suinetti con denti tagliati o meno, anche se hanno rilevato più lesioni cutanee tra i suinetti, non gravi. Al contrario gli stessi studiosi hanno rilevato che i danni dentali hanno conseguenze negative su salute e benessere.

Dall’altra parte altre ricerche hanno dimostrato che anche su campioni di grandi dimensioni il taglio dei denti ha dato effetti positivi, con un peso di 200g in più allo svezzamento e covate con mortalità ridotta del 4,6% (Holyoake et al., 2004). La spiegazione? Una delle maggiori cause di mortalità post-parto è l’impossibilità per i suinetti deboli di alimentarsi. Tagliando i denti, i suinetti dominanti sono meno aggressivi e i più piccoli riescono ad alimentarsi meglio. Con il taglio denti dei soli individui più grandi la mortalità è anche più bassa.

La legislazione Europea (Direttiva 2008/120/EC) proibisce il taglio dei denti con scopo preventivo. Deve cioè esserci l’evidenza dei danni provocati dai denti. Così come il taglio code, il taglio dei denti tende a controllare il sintomo non la causa del problema.

Pro

Contro

Riduzione danni apparato mammario

Nessuna prova

Riduce le lesioni cutanee nei suinetti.

Provoca lesioni per sé: lingua, gengive, labbra.

Riduce mortalità e aumenta il peso allo svezzamento.

Una gestione della sala parto corretta dà lo stesso risultato.

Fatto bene non ha effetti negativi.

Il personale deve saper fare una procedura cortretta.

È praticato dagli allevatori in tutto il mondo.

Non è legale come misura routinaria in EU.

Tabella 2. Pro e contro del taglio denti

La legislazione europea (2008/120/EC) stabilisce gli standard minimi per la protezione dei suinetti e stabilisce il divieto di castrazione dopo i 7 giorni senza anestesia o analgesia. L’UE vorrebbe eliminare la castrazione chirurgica dei suinetti. Nel 2010, i rappresentanti dell’industria suinicola si sono incontrati e hanno prodotto una Dichiarazione sui metodi alternativi alla castrazione chirurgica dei suini con due obiettivi: castrazione dei suini solo con analgesia e/o anestesia entro il 2012 e abbandono completo della castrazione chirurgica entro il 2018. Questi obiettivi non sono stati ottenuti. Al momento, pochi paesi castrano la maggioranza dei suinetti usando sia l’analgesia che l’anestesia e la castrazione resta molto diffusa. La maggior parte dei paesi EU castrano più del 90% dei suinetti. Solo Islanda, Finlandia e Svizzera fanno uso dei due metodi.

La questione è poi ulteriormente complicata dalle diverse tradizioni regionali. Alcuni paesi hanno già una lunga storia di produzione di maschi interi, per esempio Spagna (80%), UK (98%) e Irlanda (100%) (De Briyne et al., 2016; Backus et al., 2018). L’Olanda ha aumentato la quantità di maschi non castrati: quindi in questi casi l’abbandono della castrazione non è un particolare problema. In altri stati non è così semplice. Per questo Francia e Svizzera hanno optato per il bando della castrazione chirurgica senza anestesia generale.

La ragione principale della castrazione è evitare il sapore di verro nelle carni (De Briyne et al., 2016). Dato che questo ha un effetto importante sul mercato della carne è un forte ostacolo.

Per castrare i suinetti ci sono vari metodi. La lacerazione dei tessuti è proibita, ma la rimozione chirurgica dei testicoli prima del 7 giorno di vita è permessa anche senza analgesia o anestesia. Per i suini grandi è il Veterinario responsabile della procedura e dell’uso dell’anestesia profonda, come delle cure antidolorifiche post-intervento. Sono stati sviluppati anche vaccini per l’immunocastrazione, ma solo il Belgio li ha utilizzati su numeri di suini significativi (De Briyne et al., 2016).

La castrazione resta un soggetto controverso nella gestione di una sala parto.

Alcuni paesi come la Spagna, crescono maschi non castrati.

I suinetti crescono rapidamente e presto esauriscono molte delle riserve nutritive che hanno alla nascita. Questo è il caso in particolare del ferro, necessario per il trasporto dell’ossigeno nel sangue. I suinetti senza ferro a sufficienza sviluppano anemia. Questo ha enormi conseguenze produttive dato che i suinetti anemici non performano, sono più suscettibili alle malattie e non raggiungono il loro potenziale.

I suinetti nascono con soli 50g di ferro e lo possono esaurire in 3 giorni. Le scrofe possono dare dal 10 al 20% del ferro giornaliero richiesto col latte. Per questa ragione, come parte del management della sala parto, è necessario dare una supplementazione di ferro. Esistono formulazioni orali e iniettabili. Le formulazioni orali hanno due aspetti negativi: dare la dose esatta ai suinetti e il fatto che l’intestino dei suinetti non è sufficientemente maturo per assorbire il ferro a sufficienza. L’iniezione di ferro dà una dose accurata ed è sicura. Il modo migliore per integrare le riserve di ferro dei suinetti entro i primi 3 giorni di vita.

Fino al 40% dei suinetti neonati hanno livelli di ferro non ottimali. Clicca qui per sapere come prevenire l’anemia.

La maggior parte dei suinetti contraggono la coccidiosi nella gabbia parto. I coccidi sono parassiti monocellulari che infettano l’intestino dei suinetti. Per essere infettato, il suinetto deve ingerire oocisti di coccidio sporulate, cioè mature. Il parassita passa attraverso vari stadi nell’intestino, dove si moltiplica e danneggia la parete intestinale, impedendo l’assorbimento dei nutritivi e la crescita. Ogni suinetto infetto, anche senza segni di malattia, può espellere migliaia di oocisti e essere più predisposto ad altre patologie come la Clostridiosi (C. perfringens tipo A). Le oocisti sono poi molto resistenti nell’ambiente.

Il sintomo principale della coccidiosi è una diarrea cremosa, bianco-giallastra. È molto raro per i suinetti ammalarsi prima del 5 giorno di vita; la diarrea da coccidiosi inizia di solito tra il 7° e il 10° giorno. Molti suinetti di un gruppo possono ammalarsi e, anche se pochi muoiono, l’impatto sul loro futuro produttivo è importante.

Attualmente non c’è un vaccino contro i coccidi, quindi le misure più importanti sono igiene, disinfezione e cocciostatici che bloccano la moltiplicazione dei parassiti e sono la migliore opzione terapeutica contro di loro.

Una volta che la diarrea compare l’unica cosa che si può fare è una terapia di supporto. Per questo è molto importante eseguire periodicamente la diagnosi di coccidiosi in azienda. Se il risultato è positivo è importante trattare tutti i suinetti anche se i segni clinici (diarrea) non sono visibili. Come per le altre covate, il modo migliore è non attendere la comparsa della diarrea ma iniziare col coccidiostatico il prima possibile in profilassi. Una volta che l’intestino è compromesso, il danno è fatto.

Per sapere di più sul trattamento della coccidiosi clicca qui. 

La maggior parte dei suinetti prende la coccidiosi nella gabbia parto. Il tutto pieno/tutto vuoto, pulizia e disinfezione insieme all’uso dei coccidiostatici sono fattori chiave. 

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